Bambini e neonati sono più resistenti al Covid-19? Cosa succede quando si ammalano? I vaccini vanno rimandati? Tutti i consigli degli esperti per gestire l’emergenza

Covid-19 in neonati e bambini: ecco cosa sappiamo

In Italia dall’inizio dell’emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus si sono verificati numerosi casi di contagio di neonati, attualmente registrati. In base alle conoscenze disponibili, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha pubblicato il secondo aggiornamento del documento Allattamento e infezione da Sars-CoV-2 (Coronavirus Disease 2019 – COVID-19), la cui prima versione era stata diffusa il 28 febbraio a tutti i centri nascita italiani.

QUANTO È PERICOLOSO QUESTO VIRUS PER I NEONATI?

«L’attuale esperienza dei Centri di Neonatologia di Milano (Clinica Mangiagalli), Bergamo, Brescia e Piacenza su 12 neonati sospetti di infezione da Sars-CoV-2 ha fornito, al momento, due elementi rassicuranti: i nati da madre Sars-CoV-2 positiva sono solitamente negativi alla ricerca del virus, nei primi giorni di vita; i neonati Sars-CoV-2 positivi sono rientrati da casa per sintomatologia non grave, acquisita dopo alcune settimane di vita nel contesto familiare» spiega il presidente della Società Italiana di Neonatologia, Fabio Mosca.

BAMBINI MENO COLPITI

Perchè i bambini sono più resistenti all’infezione da Covid-19? «Si può ipotizzare il concorrere di tre fattori – risponde Mosca, che è Direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale alla Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, Clinica Mangiagalli -: una minore densità dei recettori necessari per l’aggancio del virus, o una loro immaturità, che rendono più difficile al virus entrare nell’organismo; una risposta immunitaria specifica meno violenta nei bambini, con conseguente minore infiammazione del polmone; una protezione crociata da parte delle vaccinazioni».

LE CURE

Cosa succede se un neonato o un bambino contrae l’infezione da Coronavirus? Come lo si cura? «Di solito si manifesta una infezione leggera caratterizzata da lieve rinite, qualche colpo di tossesvogliatezza nel mangiare – dice Mosca, che è anche direttore della Scuola di Specialità in Pediatria dell’Università degli Studi di Milano -. Le cure sono quelle standard per le patologie da raffreddamento, quali pulizia nasale, idratazione del bambino e, specie nei casi di neonati con altre patologie associate, ad esempio prematurità, un adeguato supporto ventilatorio. Non sono stati segnalati al momento casi di neonati che abbiano richiesto la ventilazione meccanica solo a causa del nuovo coronavirus».

I VACCINI

Molti sono gli appuntamenti importanti (vaccini, esami) e i controlli nel primo anno di vita. Cosa si può rinviare e cosa no? «Gli screening neonatali e le vaccinazioni sono appuntamenti fondamentali da rispettare, per non correre rischi aggiuntivi di salute, quindi vanno rispettati con regolarità – sottolinea Mosca -. Relativamente ad altri dubbi circa la salute del proprio bambino, i genitori possono sentire con i pediatri di libera scelta cosa possa essere verificato tramite consulenza telefonica o via mail».

CHE FARE DI FRONTE A SINTOMI SOSPETTI?

Che fare se il bambino ha i chiari sintomi influenzali (febbretosseraffreddore)? «Proprio in considerazione del fatto che fino a oggi tutti i bambini con tampone positivo al coronavirus non presentano malattie gravi e tanto meno la necessità di essere colpiti da forme meritevoli di assistenza intensiva, i genitori devono stare tranquilli – risponde Alberto Villani, presidente della Società Italiana di Pediatria -. L’atteggiamento più razionale è quello di considerare la gravità dei sintomi del bambino e, in base a questo, interpellare il pediatra curante e con lui stabilire cosa fare. In questo periodo eccezionale, per limitare gli accessi ospedalieri, specie al pronto soccorso, il rapporto tra genitori e pediatra è molto importante: prima di farsi cogliere da ansie, a meno che non ci sia un’evidente urgenza, è importante consultarsi prima il per capire com’è meglio agire».

BAMBINI FONTE DI CONTAGIO?

Ma i bambini possono essere portatori sani? «Sì, anche i bambini possono trasmettere un virus ad altri bambini o agli adulti. Ma chi ha sintomi ha molte più probabilità di contagiare, in particolare se non indossa sistemi di protezione o se ha contatti ravvicinati (a meno di 1 metro di distanza) attraverso le goccioline che normalmente si emettono parlando o, ancor peggio, starnutendo e tossendo» risponde Villani.

CASI POSITIVI IN FAMIGLIA: COSA FARE

Come comportarsi coi bimbi o neonati se un membro della famiglia o qualcuno molto vicino contrae l’infezione? «E’ stabilito che i soggetti positivi al tampone vadano in isolamento per 14 giorni: non devono avere contatti con nessuno, quindi neppure con i più piccoli. Può essere una situazione complicata da gestire in casa, ma viviamo un periodo difficile: bisogna sforzarsi di fare del nostro meglio» dice Villani.